Maltempo, nella campagne padovane allagamenti estesi e danni a coltivazioni

Si aggrava il bilancio dei danni all’agricoltura padovana: il maltempo non ha concesso tregua, con pesanti conseguenze nei campi, vasti allagamenti e danni alle principali coltivazioni della provincia. Sono nell’ordine di qualche decina di migliaia gli ettari di terreni agricoli finiti sott’acqua, da sud a nord della provincia. Dopo le bombe d’acqua dalla bassa padovana fino al capoluogo, il giorno successivo è stata investita con violenza l’Alta Padovana, con una serie di intense precipitazioni che hanno allagato vaste aree agricole e ingrossato i fiumi, fino a provocare, nella notte, la rottura dell’argine del Muson dei Sassi a Rustega di Camposampiero e il conseguente allagamento di un’ampia porzione di territorio, alcune centinaia di ettari, dalle zone residenziali a quelle rurali, con numerose coltivazioni in campo. A Massanzago il provvidenziale intervento in un allevamento di maiali allagato ha permesso di mettere in salvo tutti gli animali. Nella bassa padovana invece in un allevamento avicolo sono morti annegati diecimila tacchini.

I tecnici di Coldiretti Padova e di Condifesa Padova, il consorzio che si occupa delle assicurazioni in agricoltura, a coltivazioni e strutture aziendali, stanno raccogliendo tutte le segnalazioni per individuare le aree e le coltivazioni maggiormente colpite.
















Formulare delle stime in questi casi è sempre difficile perché i fattori da considerare sono numerosi, spiegano gli esperti di Coldiretti Padova, ma per il settore primario della nostra provincia l’ordine dei danni è di alcuni milioni di euro. Questo senza considerare i danni indiretti che in seguito alle abbondanti precipitazioni causano malattie e fitopatie alle piante con ulteriore aggravio di perdita di produzione, e i costi che le aziende agricole dovranno sostenere per il ripristino dei terreni e le risemine. 

“Dopo due tre giorni sott’acqua il mais e la soia sono irrecuperabili – spiega Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova – perché le piante sono state soffocate. L’unica soluzione è la risemina della stessa o di altre colture. Il frumento in questa fase ha più resistenza, ma dipende sempre da quando l’acqua se ne andrà e come proseguirà la stagione. Possiamo ipotizzare una perdita media del 30% delle  principali coltivazioni dopo questi due giorni di maltempo, con percentuali più marcate, per l’appunto su mais, soia e prodotti orticoli come cocomeri, meloni, zucche, zucchine, patate  pomodoro. Giunge poi la notizia della morte di oltre diecimila tacchini annegati in un allevamento sommerso dall’acqua nella bassa padovana. 

Solo nei prossimi giorni sarà possibile valutare i danni – aggiunge Lorin – Quel che è certo è che dobbiamo unire le forze per aiutare e salvare l’agricoltura padovana. Dobbiamo intervenire con decisione anche sulla rete di fiumi e canali messa a dura prova in diversi punti dalla eccezionale quantità d’acqua caduta in poche ore”. 

Oltre alla drammatica rottura degli argini vi sono anche decine di frane e smottamenti lungo i corsi d’acqua.  Come ha sottolineato il presidente della regione Luca Zaia, gli argini sono resi ancora più fragili dall’erosione provocata dalle nutrie. Il piano di eradicazione della nutria non sembra stia dando i frutti sperati: lo stanziamento di 100 mila euro annui per il 2023 e per il 2024 dedicato all’acquisto delle gabbie e le modalità previste per la cattura e l’abbattimento non sono stati risolutivi. “Lo abbiamo ribadito più volte e riportato come priorità nel documento strategico di Coldiretti Veneto – afferma il presidente di Coldiretti Veneto Carlo Salvan –  Ci siamo messi già a disposizione per trovare insieme alla Regione soluzioni idonee a  mettere in sicurezza il territorio  che oggi rappresenta una priorità a tutela della popolazione, del mondo agricolo e di tutte le altre attività economiche e civili presenti”.

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(Coldiretti Padova)