Buchmesse, Saviano: “Fiero di non essere stato invitato”. La reazione degli scrittori

Sono fiero di non essere stato invitato alla fiera di Francoforte, da quello che ritengo il più ignorante governo della storia italiana, e mi fa sorridere quanto siano inefficaci questi ostracismi. Più censurano e bloccano, più la società culturale e civile si fa sentire”. Così lo scrittore Roberto Saviano, in un post su Instagram, torna sul mancato invito a far parte della delegazione italiana alla Buchmesse, la Fiera del libro di Francoforte.

Sandro Veronesi e Paolo Giordano rinunciano

Lo scrittore Sandro Veronesi ha dal canto suo rinunciato a far parte della delegazione italiana alla prossima Buchmesse di Francoforte, dove l’Italia sarà ospite d’onore. La decisione del due volte vincitore del Premio Strega segue l’esclusione di Saviano dalla delegazione.

“Le ragioni balorde e ridicole con cui il commissario Mauro Mazza ha giustificato l’esclusione di Roberto Saviano – dichiara Veronesi in una nota – non mi permettono di accettare l’invito che ho ricevuto. Continua questa pratica di ingerenza del presidente del Consiglio e dei suoi più fidati collaboratori, accompagnata da ‘putiniana ipocrisia’, su decisioni che non devono seguire logiche politiche. Se si renderà necessario per il mio lavoro andrò a Francoforte privatamente”.

“La prima cosa che ho fatto dopo aver ricevuto l’invito alla #buchmesse2024 è stata chiedere a @robertosaviano se fosse stato invitato: no. Quindi mi sono fabbricato un impegno alternativo anch’io (c’ho judo)“. Lo scrive su X, lo scrittore Paolo Giordano.

“Purtroppo Roberto – scrive Giordano in un altro post – è diventato una cartina al tornasole di certi criteri politici di inclusione ed esclusione. Inaccettabili nella cultura. Essere ospiti alla Buchmesse è un appuntamento importante per gli scrittori e le scrittrici, non esserci o rinunciare ha un costo”. E ancora: “Non è solo una questione politica. ma di banale opportunità: credo che Roberto sia l’unico di noi ad aver parlato all’Accademia di Svezia. Come si può anche solo pensare di non invitarlo in una delegazione italiana? Quanta miopia serve anche solo strategica?”, si domanda.

“Se l’affaire Antonio Scurati – sostiene Giordano – fosse accaduto prima degli inviti, sarebbe successo lo stesso anche a lui. Io credo che tutto questo abbia raggiunto un livello di esplicitezza inaccettabile. Peccato. La #buchmesse era una grande occasione per tutti e tutte noi. E per il paese”, conclude.

Marcello Veneziani: “Fastidioso il partito degli intellettuali”

“Trovo fastidiosa la presenza del partito degli intellettuali che in qualche modo interviene, decide, sanziona e pretende di essere un potere per diritto divino”. A parlare così è lo scrittore Marcello Veneziani che con l’AdnKronos commenta l’assenza di Saviano dalla Buchmesse e il conseguente rifiuto di Sandro Veronesi a far parte della delegazione italiana alla Fiera di Francoforte. “Non saprei giudicare con l’accetta la scelta di non invitare Saviano e la reazione di Veronesi. Ma l’unica cosa che noto in generale è la presenza incombente del partito degli intellettuali che include alcuni ed esclude altri. Nello specifico – conclude – si poteva anche invitare Saviano, di cui non ho un grande giudizio, considerando il fattore della popolarità e della notorietà”, conclude.

Stefano Zecchi: “Grottesco parlare di censura per Saviano, si rivolga a editori”

“Io credo che siano delle cose abbastanza grottesche. Se mi si dice, infatti, che Saviano viene censurato vorrei vedere quanto tempo lui sta in televisione e quanto tempo ci sto io. E non credo di essere una figura così tanto inferiore a lui. Sicuramente inferiore ma non tanto. Questa è la prima considerazione. La seconda è che in realtà Saviano doveva essere invitato dalle case editrici”, commenta all’Adnkronos il filosofo Stefano Zecchi.

Zecchi spiega che “ci sono tre testimonial della Buchmesse, di cui uno è Novelli, uno è la Tamaro e uno sono io. Poi ci sono, come li ha chiamati Mazza, degli ‘Assolo’ di Magris e della Maraini che erano stati invitati nel 1988 e di Baricco. E mi sembra una scelta molto giusta”. Ci sono inoltre “gli autori che vengono portati, anche perché vengono spesati per le loro trasferte, dalle competenti case editrici. Allora è inutile cambiare le carte in tavola. Saviano si rivolga alle case editrici che non l’hanno invitato e non alla direzione della Buchmesse”, conclude il filosofo.

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(ADNKRONOS)