A Roma gli scatti ‘senza tempo’ di Peters, fotografo dell’anima dei divi

“Non dobbiamo avere paura della verità”. Parole che possono sembrare strane sulla bocca di un fotografo abituato da decenni a lavorare per costruire immagini – glamour, sensuali, evocative – di attori, modelle o celebrità, scatti accuratamente costruiti, che si muovono fra la voglia di sorprendere e il desiderio di riaffermare l’idea che ci siamo fatti di loro. Ma Vincent Peters, 55enne tedesco, da decenni beniamino delle grandi riviste di moda, non crede all’idea della foto come ‘santino’ dell’iconografia ufficiale: la sua ambizione piuttosto “è quella di trasmettere emozioni che durino nel tempo”.

Non è dunque un caso che, dopo le tappe a Milano e Bologna, si chiami ‘Timeless Time’ – ovvero tempo senza tempo – la mostra appena approdata a Roma a Palazzo Bonaparte in cui Peters presenta una selezione di 90 lavori in bianco e nero, lavori su commissione ma anche ricerche personali, scatti iconici ma anche immagini inedite (spesso le più stimolanti).

Ospite di Mercedes Benz, che – coerentemente con il suo approccio storico (impressionante la Art Collection, fondata nel 1977 e oggi una delle più importanti collezioni aziendali europee) – sostiene la rassegna romana (aperta fino al 25 agosto) Peters ha illustrato la sua filosofia: che nasce da una consapevolezza, e cioè che la fotografia vada a compensare “una delle nostre paure più arcaiche, e cioè quella di non essere notati”. “Nelle foto cerchiamo una prova della nostra esistenza, è qualcosa che definisce il nostro rapporto con il mondo. Le fotografie operano a un livello psicologico, sono complesse, perché devono fare i conti con lo spazio e il tempo”, spiega. E in questo senso, “scattare una foto di persone famose è complicato: in un certo senso le celebrità ‘decorano’ la nostra vita ma nelle mie foto cerco di portare fuori la loro autenticità”.

Ognuno degli scatti in mostra a Roma è la conferma di questo approccio ‘faticoso’, che si tratti di una Penelope Cruz, pensierosa dietro un vetro bagnato dalla pioggia, o di una sensuale Monica Bellucci, ritratta in diversi momenti della sua carriera, incluso un bellissimo scatto privato, incinta di Deva. Una immagine tenuta segreta per 15 anni per volontà dell’attrice (perché troppo intima, spiega Peters) ma ora finalmente visibile.

Molte le suggestioni stilistiche che popolano le foto in mostra a Roma, dalle ballerine di Degas ai film americani degli anni ’50, fra maschi ‘dominatori’ e femmine ‘mozzafiato’: ma non mancano ricerche personali come quella sul nudo o sui ritratti, come quella di una Amanda Seyfried, scomposta nei frammenti di uno specchio (oggetto cui Peters spesso ricorre per inseguire una visione ‘diversa’). Sono composizioni raffinate, frutto di un lungo lavoro preparatorio, ma in cui spesso l’intuizione di un istante – un pensiero che attraversa lo sguardo, un gioco fuori dagli schemi (come nei ritratti ‘imbiancati’ di una Emma Watson finalmente libera dagli schemi) – fa la differenza. Perché è in un nonnulla che spesso si nasconde la verità. E come fotografi, spiega Peters, ma anche come essere umani, “dobbiamo sforzarci di trovare il mondo in un granello di sabbia”.

(ADNKRONOS)