Francia, Roventini: “Impatto voto modesto, mercati non temono governi destra”

“Attualmente l’impatto sembra modesto, almeno secondo i mercati: la Borsa francese ha tenuto così come lo spread tra i titoli di stato francesi e tedeschi“. Così l’economista Andrea Roventini, professore ordinario di economia politica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in un’intervista all’Adnkronos commenta gli esiti del voto in Francia che ha visto prevalere l’estrema destra del Rassemblement national insieme agli alleati con oltre il 33%, a seguire la sinistra del Nouveau Front Populaire con circa il 28% e intorno al 20% il partito di Macron, Ensemble.

Research fellow all’Ofce di Sciences Po, Roventini osserva come “tale risultato deriva dalla possibile creazione di un Fronte Repubblicano contro il Rn, anche se a differenza del Nfp il partito di Macron valuterà di ritirare i suoi candidati caso per caso, e dal fatto che storicamente i mercati non temono i governi di estrema destra che proteggono il capitale, come dimostrato dalla loro reazione al golpe di Pinochet in Cile e all’elezione di Bolsonaro in Brasile”.

Ovviamente, prosegue l’economista già ideologo del Rdc del M5S, “l’impatto negativo di un possibile governo neo-fascista sui diritti sociali e civili dei francesi sarà sostanziale” mentre riguardo all’economia dell’Unione Europea, “i rischi non derivano tanto dalla Francia, ma soprattuto dalla reintroduzione di regole fiscali semi-automatiche foriere di un nuovo ciclo di austerità fiscale. Questo è il vero rischio per l’economia dell’Unione europea”.

Di certo un’Ue debole ha rafforzato le forze estremiste. “Le ‘riforme’ europee o la mancanza di riforme europee hanno portato all’ascesa di governi di estrema destra in Italia e in Francia. L’Unione Europea ha perso l’opportunità di varare una politica fiscale comune, rendendo il Pnrr permanente per affrontare l’emergenza climatica, e introducendo un’imposta europea sulle grandi ricchezze”, sottolinea Roventini.

“Se l’Unione Europea vuole evitare la sua fine – scandisce – deve investire in politiche fiscali e industriali che migliorino il benessere dei suo cittadini duramente colpiti dall’alta inflazione. Altrimenti è normale che molti elettori delusi guardino sempre di più a partiti neo o post fascisti che offrono facili politiche identitarie senza risolvere i problemi economici che li affliggono”.

Quanto alle implicazioni per la politica italiana, “le elezioni francesi mostrano ancora una volta che non si vince mai al centro. Gli elettori vogliono risposte concrete ai loro problemi come l’inflazione, l’aumento decennale delle disuguaglianze. I partiti di ‘centro’ con le loro politiche economiche neo-liberali non hanno offerto una risposta a tali problemi ma, anzi li hanno affondati. Non a caso i dati mostrano che chi vive in condizione economiche particolarmente svantaggiose ha votato per il Rn mentre i giovani hanno votato in massa per il Nfp“, afferma ancora l’economista. Infine, conclude, “la scelta del partito di Macron di non fare un accordo con il Nfp ma di valutare caso per caso, mostra che i partiti di centro sono sempre pronti ad offrire una stampella a quelli di estrema destra piuttosto che allearsi con la sinistra. In Italia è già successo negli anni Venti e sta accadendo anche oggi con gli ammiccamenti di Italia Viva al governo”.

(ADNKRONOS)