Vipere, vermocani, mirtilli fake, i rischi che ‘avvelenano’ le vacanze

(Adnkronos) – L’escursionista incauto che mette le dita nella fessura tra due pietre e viene morso da una vipera, il bimbo che in un bosco mangia quello che crede essere un mirtillo, ma invece è la bacca di piante velenose come stramonio o belladonna. Ma anche il contatto con animali strani per chi vive a queste latitudini – vermi di fuoco barbuti, meduse gonfie e colorate simili a palloncini o giocattoli galleggianti, come le caravelle portoghesi – arrivati qui magari sfruttando un ‘passaggio’ nelle stive delle navi, complice il riscaldamento globale. Sono i pericoli dell’estate, vecchi e nuovi, quelli che rischiano di ‘avvelenare’ le vacanze. A passare in rassegna le principali minacce tossicologiche è Carlo Locatelli, direttore del Centro Antiveleni e Tossicologia Maugeri (Pavia), struttura che viaggia al ritmo di 105mila consulenze l’anno di cui oltre l’80% per ospedali del Ssn. Il rischio può nascondersi anche dentro casa.  

Proprio nei giorni prima delle ferie, premette l’esperto, “con le scuole chiuse e i piccoli a casa, ma i genitori ancora impegnati nelle loro attività di lavoro, vediamo crescere un po’ le esposizioni accidentali ad agenti domestici, cioè casi di bambini che trovano dei prodotti casalinghi e li maneggiano o li ingeriscono. Poi man mano che le famiglie vanno in vacanza si alleggerisce il problema”. E ne cominciano di altri. Guardando ai dati del centro antiveleni, “le piante causano più di 650 casi in un anno e la metà sono bambini sotto i 14 anni, il classico morso di vipera comporta circa 180 casi l’anno e in questo caso gli under 14 sono minoranza, una ventina. Per i ragni abbiamo circa 500 casi l’anno e un decimo sono under 14. I pesci sono responsabili di un centinaio di casi l’anno e i bambini sono il 10%, ma sono dati sottostimati perché veniamo chiamati per complicanze o per paura di effetti più gravi di animali non noti. Noi usiamo tanto la telemedicina e se abbiamo fotografie amatoriali degli animali o un pezzo della pianta causa dell’incidente li mandiamo a esperti botanici, aracnologi e erpetologi per riconoscerli. Lo facciamo con bacche, ragni e vipere”.  

D’estate, spiega Locatelli, “c’è un aumento delle intossicazioni da vegetali: per esempio i bambini sono attratti dalle bacche colorate in cui si imbattono andando in montagna o in campagna. Pensano sia un frutto, una mora o un mirtillo, e invece – come ci è successo in questi giorni – è stramonio, pianta molto diffusa alla nostra latitudine”. Così sviluppano “la sindrome anticolinergica centrale. C’è un antidoto e viene facilmente identificato dal medico del centro antiveleni. Ma in estate c’è comunque un pericolo rappresentato dall’assunzione più facile e probabile di vegetali e bacche velenosi. C’è un po’ di tutto, perché i bambini mangiano anche i fiori, sono attratti dai petali colorati e belli che fortunatamente hanno poche componenti tossiche rispetto alle parti della pianta, a radici, bulbi, e foglie”. Poi ogni regione ha i suoi specifici rischi vegetali, “in Sicilia abbiamo le intossicazioni da mandragora che le persone scambiano per borragine, altrove la minaccia sarà di altro tipo, perché ci sono piante diverse nel Nord Italia, sulle Alpi e così via”.  

E poi c’è un classico: i morsi di vipera. “Li abbiamo in continuazione nel periodo estivo – dice Locatelli – ma le vipere iniziano a mordere anche a febbraio perché ormai, col clima un po’ più caldo, sono fuori dal letargo prima rispetto agli anni precedenti, quando comparivano a fine marzo o ad aprile. La vipera è diffusa dappertutto sul nostro territorio, tranne in Sardegna. Abbiamo avuto un solo caso di morso di vipera in Sardegna, una persona adulta che scaricava del legname proveniente dalla Toscana” in mezzo al quale si era nascosto il serpentello.  

“La vipera è praticamente l’unico rettile velenoso autoctono e morde l’uomo solo se la disturba. Le tossine che sono nel suo veleno le servono per poter immobilizzare i piccoli animali e nutrirsi. Quindi le avvertenze per non farsi mordere sono prima di tutto fare rumore, usare il bastone. E’ velocissima, e il morso si riconosce per i due puntini che corrispondono alle zanne con cui inietta il veleno. Non sempre lo fa. Secondo la statistica che abbiamo, il 50% dei morsi non sono ‘avvelenati’, rimane il segno e basta, facciamo l’antitetanica e si risolve così. Dell’altro 50% di casistica in cui la vipera inietta il veleno, in un 20-25% dobbiamo fare l’antidoto per un avvelenamento importante e grave. La mortalità è bassissima, ma ci può essere, specie in persone con patologie di base. Anche di recente abbiamo avuto casi gravi con intossicazione di ‘livello 4’, trattati in modo corretto con l’antidoto hanno recuperato”.  

Fra gli animali la vipera può essere considerata il pericolo tossicologico numero uno. “Perché noi di ragni velenosi ne abbiamo veramente pochissimi”, spiega Locatelli. “C’è stato panico sul ragno violino, presente di frequente nelle case, ma non è letale, non è il cugino centroamericano che invece è potentemente velenoso. Il ragno violino nostrano può causare lesioni significative, delle necrosi nella zona dove morde, che poi va pulita e magari trattata con antibiotico”. Esiste un solo ragno più pericoloso: ha 13 gocce rosse sulla schiena e il suo nome è Latrodectus tredecimguttatus. “Colpisce persone che magari lavorano nei campi in ginocchio per l’orticoltura, o in altre situazioni. Il suo veleno provoca convulsioni, dobbiamo usare un antidoto. E’ comunque rarissimo, uno o due casi l’anno. Un paio di anni fa ne abbiamo avuti cinque o sei, perché la ‘malmignatta’, come la chiamiamo in Italia, in alcuni anni c’è, in altri è meno frequente. In ogni caso si distingue bene e non si trova in casa. E’ l’unico ragno un po’ problematico, ma il suo morso si cura”.  

Altro capitolo molto sentito dai vacanzieri riguarda le meduse, insieme ai pesci e animali ‘stranieri’ che stanno popolando il Mediterraneo. “C’è il vermocane (Hermodice carunculata) – elenca Locatelli – chiamato anche verme di fuoco barbuto, un problema per i pescatori perché finisce nelle loro reti e ha aculei urticanti. E’ evidente la modifica della fauna marina, un po’ dovuto ai passaggi che avvengono attraverso il canale di Suez: con l’acqua più calda questi animali” tipici di altre acque “vengono nel Mediterraneo. In parte viaggiano nelle stive delle navi e queste quando scaricano l’acqua dopo lunghe navigazioni intercontinentali li liberano”. Il vermocane “non è nuovo nel Mediterraneo”, però “negli ultimi anni è più frequente” la richiesta di aiuto per questa causa. “E’ capitato che seguissimo col nostro centro 10 casi di ustione, di tossicità per contatti col vermocane e chissà quante altre persone si sono imbattute in questo animale. Quando succede bisogna rimuovere gli aghetti dalla parte colpita e poi di solito usiamo come primo trattamento l’acqua calda perché riesce un po’ a inattivare alcune delle proteine e a far passare l’edema e il dolore”. 

Allo stesso modo, ci sono “meduse che prima non avevamo: su tutte la caravella portoghese, Physalia physalis, caratteristica dei mari tropicali subtropicali. Sono rimasto impressionato perché oltre un mese fa in un porto ligure ne ho viste davvero tante. Se si viene tanto in contatto con i suoi tentacoli, ci può essere anche cardiotossicità”. Il messaggio di Locatelli è ai baby-bagnanti: “State attenti bambini, non toccatele: a vederle sembrano carine e invece se ci si finisce in mezzo è un bel problema”. Non mancano le solite tracine: il loro veleno si inattiva con l’acqua a temperatura di 40-45 gradi, bisogna essere tempestivi, ma stare attenti non ustionarsi con l’acqua calda. E gli scorpioni di ‘importazione’, rarissimi casi, quelli del Nord Africa e del Centro America sono più tossici dei nostri”.  

In estate per fortuna sono molto rare le intossicazioni da monossido di carbonio, “ma qualche caso lo abbiamo, ad agosto in particolare, quando le persone vanno in case delle vacanze o in rifugi abbandonati da tempo, magari fa freddo perché piove e accendono il camino, ma c’è un problema di tiraggio”.  

Ultimo capitolo gli allarmi “per la rabbia, patologia che non ha causa chimica, ma noi ce ne occupiamo perché abbiamo scorte di immunoglobuline antirabbiche. L’Italia è un Paese ‘rabbia free’, ma nel Nordest c’è un flusso di volpi e altri animali che si spostano tra i Paesi vicini dell’Est e il Trentino, il Friuli, l’Alto Veneto, e c’è un rischio maggiore. Negli ultimi anni abbiamo avuto un po’ di casi anche di italiani che sono stati morsi o toccati all’estero da animali come scimmie, uccelli, pipistrelli, cani, gatti, in zone endemiche. Se è una lesione a rischio, un morso o una ferita importante, questi pazienti li trattiamo con immunoglobuline, oltre a fare loro il vaccino, perché la rabbia ha una mortalità altissima. Poi ci siamo trovati con animali positivi a virus della rabbia anche in Centro Italia, perché i pipistrelli che vengono dalla Russia ci mettono poco ad arrivare in Italia e noi non abbiamo una ‘dogana’ dei pipistrelli, quindi se abbiamo il dubbio trattiamo. Un bambino ha raccolto un pipistrello ferito da terra ed è stato morso; in casi come questo, visto il tempo che ci vuole per l’esame sull’animale per sapere se è affetto dal virus, agiamo preventivamente”, conclude Locatelli. 

(Adnkronos – Salute)

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