Bigon e Camani (Pd): “Su liste d’attesa e personale medico, basta retorica. Per ridurle servono maggiore trasparenza e misure concrete. Non basta ammettere che i problemi esistono”

03 luglio 2024

(Arv) Venezia 3 lug. 2024 –    “Sulla sanità veneta manca la piena trasparenza. I numeri illustrati in conferenza stampa da Zaia sono volutamente parziali, citati ad arte per evitare di affrontare i problemi cruciali. Ad esempio, Zaia parla della carenza di circa 3.500 medici. Eppure, non spiega perché, dagli 8.362 medici in servizio al 31 dicembre 2022 siano 8.175 quelli attualmente presenti in organico. Insomma, malgrado le assunzioni avvenute nel corso dell’anno, c’è stata una diminuzione del personale, peraltro con un costante aumento di contratti determinati sul 2019, pari ad un + 84%”. A sollevare la questione sono le consigliere regionali del Partito Democratico Anna Maria Bigon e Vanessa Camani, che citano “I numeri relativi ad accessi agli atti e della Relazione Sociosanitaria 2023. Inoltre, nonostante non ci siano stati incrementi nel numero dei medici in servizio, il costo del personale è tuttavia salito negli ultimi anni, con una spesa che nel 2022 è stata superiore di oltre 100 milioni di euro rispetto al 2021. Impossibile ignorare l’incidenza dei gettonisti: una pratica costosa e che non ha risolto la strutturale carenza di personale del nostro sistema sanitario. Circa le dichiarazioni soddisfatte sull’aumento della produttività del 4%, poi, siamo al surreale perché si tratta di un risultato ottenuto al prezzo di turni massacranti cui vengono costretti i nostri professionisti. È ovvio poi che i concorsi vadano deserti: tra paghe inferiori al privato e servizi estenuanti, il pubblico perde sempre più attrattività. Sullo stato di sofferenza del personale sanitario dicono molto anche i dati sulle dimissioni volontarie. Tra il 2019 e il 2022, infatti, si sono dimessi 1.582 medici e 2.613 infermieri”.

“Infine, per quanto riguarda le liste d’attesa – concludono Bigon e Camani – torniamo a chiedere chiarezza sui dati: senza quello della differenza tra le prescrizioni fatte dai medici di famiglia e le prestazioni effettivamente erogate è impossibile considerare quanti hanno rinunciato a curarsi nel pubblico o si sono rivolti al privato perché magari si sono sentiti dire che le liste degli appuntamenti erano chiuse. Se Zaia e Lanzarin non vogliono riconoscere il problema, è impossibile che lo risolvano”.

(Regione Veneto)