LA FORZA DELL’AUTONOMIA

Divisi su tutto i Partiti sembrano trovare nei programmi per le prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno una decisa convergenza sulla rilevanza che deve assumere l’agricoltura rispetto al passato, con una evidente e diffusa centralità dei temi sollevati dalla Coldiretti. 

In queste elezioni, infatti, tutti i principali partiti che dovrebbero raggiungere le due cifre (Fratelli d’Italia, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia,) dedicano attenzione al settore ben oltre la manciata di righe del passato. Un risultato che conferma, ancora una volta (se ce ne fosse bisogno), l’efficacia della scelta dell’autonomia fatta dalla Coldiretti che si è dimostrata capace di condizionare i programmi e le linee di azione delle forze politiche senza esserne direttamente coinvolta.

Dall’opposizione al Nutriscore all’impegno sul contrasto alle pratiche commerciali sleali, dalla richiesta di più risorse per la Politica Agricola Comune all’applicazione del principio di reciprocità nei rapporti commerciali con i Paesi terzi, sono solo alcune delle principali richieste della Coldiretti che vengono recepite nei programmi elettorali.

Se in generale tutti chiedono di superare la contrapposizione tra ambiente e agricoltura che ha segnato l’attuale legislatura, non mancano però le specificità. Fratelli d’Italia mette l’accento sulla necessità di garantire la sovranità alimentare europea, il Partito democratico vuole una legge che contrasti il consumo di suolo mentre il Movimento 5 Stelle denuncia i rischi dell’accordo Mercosur, la Lega sottolinea la necessità di un quadro europeo più aggiornato sulle consistenze della fauna selvatica e Forza Italia vuole accelerare il riconoscimento delle nuove biotecnologie agrarie (Tea).

Tutti argomenti sostenuti dalla Coldiretti. Unica voce fuori dal coro è quella del Movimento 5 Stelle sulla “carne coltivata” che nel programma viene promossa come alternativa per ridurre le emissioni e soddisfare le richieste di un mercato “animal free”. Una posizione che però non è condivisa da un esponente di spicco come Stefano Patuanelli (è stato anche ministro dell’Agricoltura dell’esecutivo Conte) che si è dichiarato infatti contrario ai prodotti realizzati in laboratorio firmando la petizione della Coldiretti da cui poi è scaturita le legge che ha bloccato produzione, vendita ed export in Italia e che è diventata anche un modello in Europa.

(Coldiretti Padova)