Risparmi, come farsi proteggere dalle Authority

Chiudere una lite con la propria banca, spendendo al massimo 20 euro. È possibile in Italia? Sì, è possibile. E a scendere in campo è addirittura Banca d’Italia. Se invece c’è da risolvere una questione di investimenti senza andare davanti al giudice, evitando così ripetuti rinvii, è sufficiente rivolgersi alla Consob. E’ quanto scrive ‘Il Sole 24 Ore’ nel suo inserto ‘Plus 24’. L’elenco delle authority di vigilanza, sottolinea il quotidiano economico, è lungo e non tutte hanno un ufficio di arbitri che si occupa delle liti. “Tutte però hanno un potere che si chiama enforcement ovvero l’insieme di azioni e sanzioni che possono adottare in caso di violazione delle norme. Un potere che, di frequente, viene fatto soltanto intravedere ai soggetti vigilati e in molti casi è sufficiente per consentire al cliente, che ha motivo di dolersi, di ottenere soddisfazione dalla propria banca, assicurazione o fondo pensione”.

Poi però, rileva ‘Il Sole 24 Ore’, “bisogna provarlo. Altrimenti è un’inutile lamentela fine a sé stessa. Degli oltre 15mila ricorsi presentati all’Arbitro bancario e finanziario di Banca d’Italia, la struttura di più vecchia istituzione, soltanto il 48% è stato accolto; segno che il restante 52% o non era di competenza di tale struttura o non aveva prove che reggessero all’analisi degli Arbitri; interessante però la cifra dei ristori riconosciuta ai clienti vittoriosi: ben 17 milioni complessivi nel 2023. Meno ricorsi, un migliaio, per l’arbitro della Consob ma una più alta percentuale (57%) di quelli accolti”.

Raccogliere le prove contro i truffatori, osserva il quotidiano, “non è sempre facile. Lo ammette la stessa Consob che da anni lotta contro l’abusivismo finanziario e che l’anno scorso ha realizzato 380 iniziative di contrasto in tale ambito. Gli abusivismi finanziari, segnala l’authority guidata da Paolo Savona, “risultano spesso caratterizzati, sotto il profilo soggettivo, da tratti di evanescenza tali da non consentire la concreta individuazione dei soggetti e delle entità giuridiche cui ricondurre i relativi schemi operativi, soprattutto quelli posti in essere online mediante siti web. Tale circostanza rende problematico intervenire, a seconda dei casi, con sanzioni penali o amministrative”. Difficile far valere il proprio enforcement contro chi ti truffa da Cipro o da Malta. Ecco perché anche gli investitori devono darsi una svegliata soprattutto quando utilizzano il web.

È l’educazione finanziaria, osserva il quotidiano, “il vero punto debole dell’investitore italiano. Si risparmia tanto ma poi non si investe in maniera adeguata. Benché qualche nota positiva stia arrivando dopo il filotto di crack finanziari degli ultimi anni”. Nell’indagine sull’alfabetizzazione finanziaria degli adulti italiani realizzata da Bankitalia dal 2017 con cadenza triennale, è emerso che, nel 2023, “il punteggio complessivo di alfabetizzazione finanziaria è lievemente aumentato”; da 0 a 20, gli adulti italiani si posizionavano a 10,7 nel 2023 contro il 10,2 del 2020. “Il miglioramento è riconducibile alle componenti di comportamento (da 4,2 a 4,7) e atteggiamento (da 2,0 a 2,3)», viene rilevato nell’indagine. Segno che qualcosa è stato assorbito dalle precedenti cocenti esperienze. “Al contrario, la componente delle conoscenze è lievemente diminuita (da 3,9 a 3,7)”: c’è dunque, si osserva, “ancora molto da lavorare. Tutte le authority finanziarie negli ultimi anni hanno supportato il comitato di educazione finanziaria. Non si contano le iniziative su tale versante; perché il fai-da-te del risparmiatore, in questo caso, è fondamentale: bisogna chiedere aiuto alle authority, ma il primo a proteggersi deve essere proprio l’investitore approfondendo la materia finanziaria”.

(ADNKRONOS)